Chi si vuole staccarsi dall’impianto di riscaldamento centralizzato e vuole installare un impianto autonomo resta obbligato a pagare i costi fissi
Il regolamento di condominio non può vietare al singolo proprietario di distaccarsi dall’impianto centralizzato e munirsi di riscaldamento autonomo; tuttavia, questi resta obbligato al pagamento – pro quota – delle spese di conservazione e manutenzione dell’impianto condominiale e dei consumi derivanti dalla dispersione del calore.
Ci si può distaccare dall’impianto di riscaldamento centralizzato?
A seguito della riforma del condominio, entrata in vigore nel 2012, ogni condomino ha diritto a distaccarsi dall’impianto di riscaldamento centralizzato e munirsi di un proprio impianto autonomo, senza bisogno di autorizzazione o successiva approvazione degli altri condomini, a condizione che il suo distacco:
- non comporti un notevole sbilancio del funzionamento dell’impianto;
- non comporti un aumento di spesa per gli altri condomini.
Devono sussistere entrambi i presupposti affinché il distacco sia legittimo. Il regolamento di condominio non può limitare questo diritto che spetta per legge.
Chi vuole pertanto staccarsi dall’impianto condominiale centralizzato non deve chiedere il consenso all’assemblea di condominio; deve comunque darne comunicazione all’Amministratore il quale, a sua volta, è tenuto a informare l’assemblea alla prima riunione utile.
Quando ci si stacca dall’impianto centralizzato quali spese occorre sostenere?
Il condomino che ha provveduto a staccarsi, deve comunque pagare le spese per la manutenzione straordinaria dell’impianto e per la sua conservazione e messa a norma. Infatti l’impianto centralizzato costituisce un accessorio di proprietà comune, al quale i distaccati potrebbero comunque riallacciare la propria unità immobiliare.
Inoltre, chi si stacca dall’impianto deve pagare, pro quota, la dispersione del calore secondo quanto stimato.
Dunque, il singolo proprietario esclusivo che diventa termoautonomo deve continuare pagare pro quota non soltanto le spese di conservazione dell’impianto ma anche i relativi consumi involontari rilevati lungo la rete di distribuzione, basandosi sulla ripartizione degli esborsi: la quota è il 25 per cento stimato dal consulente tecnico d’ufficio da suddividere fra tutti i condomini sulla base delle tabelle millesimali.
Bisogna dunque tenere sempre conto anche della dispersione di calore che passa dai tubi degli appartamenti; finisce per agevolare tutti i proprietari, riscaldando le pareti, finisce per portare calore a tutte le abitazioni ed al vano scale condominiale.
Per gli impianti autonomi realizzati dal 1° settembre 2013, lo scarico della caldaia autonoma deve essere necessariamente realizzato in modo da allacciarsi ad una canna fumaria che scarichi i prodotti della combustione oltre il colmo del tetto, in quanto risulta quasi sempre, salvo particolari deroghe e dimostrati insuperabili problemi tecnici, lo scarico a parete. .
Come distaccarsi dall’impianto di riscaldamento centralizzato
Alla luce di quanto sopra se un condomino vuole munirsi di un impianto autonomo deve far redigere da un termotecnico abilitato una perizia, .in venga dato atto che il distacco non comporta squilibri o aggravi di spesa sull’impianto centralizzato, a carico degli altri condomini e attestare la fattibilità tecnica nel rispetto della normativa di settore.
Questa perizia va inviata all’Amministratore di condominio insieme alla comunicazione di volersi staccare dall’impianto centralizzato; l’Assemblea non può vincolare il distacco al proprio consenso, poiché il consenso non è necessario.
(fonte leggepertutti)